duminică, 30 ianuarie 2011

La condanna dei crimini del comunismo

Ogni tanto anche le Istituzioni europee decidono di fare i conti con la storia... Se passasse questa risoluzione, sarebbe un duro colpo a molte delle ipocrisie che fanno del Consiglio d'Europa un uneffective body. Non ci resta che sperare nella buona fede dei nostri rappresentanti!


Mozione alla Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa: "La necessità di una condanna internazionale dei crimini del comunismo"

I. Progetto di risoluzione
1. L'Assemblea rinvia alla sua risoluzione 1096 (1996) sulle misure di smantellamento dell'eredità delle vecchie forme di governo totalitarie comuniste.
2. I regimi comunisti totalitari che esistevano in Europa centrale ed orientale nel secolo scorso, e che esistono sempre in molti paesi del mondo, sono stati segnati senza eccezione da violazioni massicce dei diritti dell'uomo. Queste violazioni, chi variavano secondo la cultura, il paese ed il periodo storico, includevano gli assassini e le esecuzioni, che siano individuali o collettivi, i decessi in campi di concentrazione, la morte con la fame, le deportazioni, la tortura, il lavoro forzato ed altre forme di terrore fisico collettivo.
3. I crimini sono stati giustificati in nome della teoria della lotta delle classi e del principio della dittatura del proletariato. L'interpretazione di questi due principi rendeva legittima "l'eliminazione" delle categorie di persone considerate come parassiti alla costruzione di una società nuova e, di conseguenza, come ostili dei regimi comunisti totalitari. In ogni paese, le vittime erano soprattutto nazionali. Era il caso in particolare delle popolazioni delle ex-URSS dove vi fu un numero molto più alto di vittime rispetto a quelle di altre nazionalità.
4. L'Assemblea riconosce che nonostante i crimini dei regimi comunisti totalitari, alcuni partiti comunisti europee hanno lavorato alla realizzazione della democrazia.
5. La caduta dei regimi comunisti totalitari dell'Europa centrale ed orientale non è stata seguita né da un'indagine internazionale esauriente ed approfondita, né di un dibattito sui crimini commessi da questi regimi. Inoltre, i crimini in questione non sono stati condannati dalla Comunità internazionale, come è stato il caso dei crimini orribili commessi in nome del socialismo nazionale (nazismo).
6. Di conseguenza, il grande pubblico è molto poco cosciente dei crimini commessi dai regimi comunisti totalitari. I partiti comunisti sono legali ed ancora attivi in alcuni paesi, quando a volte neppure non hanno neppure preso le distanze dai crimini commessi in passato da regimi comunisti totalitari.
7. L'Assemblea è convinta che la presa di coscienza della storia sia una delle condizioni da soddisfare per evitare che crimini simili si riproducano in futuro. Inoltre, il giudizio morale e la condanna dei crimini commessi svolgono un ruolo importante nell'istruzione data alle giovani generazioni. Una posizione chiara della Comunità internazionale su questo passato potrebbe servire loro da riferimento per la loro azione futura.
8. Inoltre, l'Assemblea ritiene che le vittime di crimini commessi da regimi comunisti totalitari, ancora in vita o le loro famiglie, fanno appello alla compassione, la comprensione ed il riconoscimento delle loro sofferenze.
9. Restano regimi comunisti totalitari in alcuni paesi del mondo, e dei crimini continuano a esservi commessi. Gli interessi nazionali non devono impedire ai paesi di criticare i regimi comunisti totalitari attuali, quando questi meritano di essere criticati. L'Assemblea condanna vivamente tutte queste violazioni dei diritti dell'uomo.
10. I dibattiti e le condanne che hanno avuto luogo fino ad oggi a livello nazionale in alcuni Stati membri del Consiglio d'Europa non possono dispensare la Comunità internazionale dal prendere chiaramente posizione sui crimini commessi dai regimi comunisti totalitari. Ha l'obbligo morale di farlo senza più aspettare.
11. Il Consiglio d'Europa è nella posizione di lanciare tale dibattito a livello internazionale. Tutti i vecchi paesi comunisti dell'Europa, ad eccezione della Bielorussia, ne sono oggi membri, e la tutela dei diritti dell'uomo e lo Stato di diritto sono i valori fondamentali che esso difende.
12. Di conseguenza, l'Assemblea parlamentare condanna con vigore le violazioni massicce dei diritti dell'uomo commesse dai regimi comunisti totalitari e rende omaggio alle vittime di questi crimini.
13. Inoltre, invita tutti i partiti comunisti o post-comuniste dei suoi Stati membri che non lo hanno ancora fatto a riesaminare la storia del comunismo ed il loro passato, a prendere chiaramente le distanze dai crimini commessi dai regimi comunisti totalitari e condannarli senza ambiguità.
14. L'Assemblea ritiene che la chiarezza di questa posizione adottata dalla Comunità internazionale favorirà la prosecuzione della riconciliazione. Inoltre, occorre sperare che incoraggerà gli storici del mondo intero a continuare i loro obiettivi di ricerca che sono di stabilire e verificare obiettivamente lo svolgimento dei fatti.

II. Progetto di raccomandazione
1. L'Assemblea parlamentare rinvia alla sua risoluzione 1096 (1996) sulle misure di smantellamento dell'eredità delle vecchie forme di governo totalitarie comuniste ed alla sua risoluzione... sulla necessità di una condanna internazionale dei crimini dei regimi comunisti totalitari
2. L'Assemblea ritiene che è urgente organizzare un dibattito internazionale approfondito ed esauriente sui crimini commessi dai regimi comunisti totalitari in attesa di suscitare della compassione, della comprensione e del riconoscimento per tutti coloro che sono stati toccati da questi crimini.
3. È convinta che il Consiglio d'Europa, organizzazione che comprende lo Stato di diritto e la tutela dei diritti dell'uomo, dovrebbe prendere chiaramente posizione sui crimini commessi dai regimi comunisti totalitari.
4. Di conseguenza, l'Assemblea chiede urgentemente al Comitato dei Ministri:
i. di provvedere a istituire un comitato composto da esperti indipendenti, incaricato di raccogliere ed analizzare informazioni e la legislazione relative alle violazioni dei diritti dell'uomo commesse sotto diversi regimi comunisti totalitari;
ii. di approvare una dichiarazione ufficiale a favore della condanna internazionale dei crimini commessi dai regimi comunisti totalitari, e di rendere omaggio alle vittime di questi crimini, indipendentemente dalla loro nazionalità;
iii. di lanciare una campagna pubblica di sensibilizzazione ai crimini commessi dai regimi comunisti totalitari a livello europeo;
iv. di organizzare una conferenza internazionale sui crimini commessi dai regimi comunisti totalitari con la partecipazione di rappresentanti dei governi, parlamentari, universitari, esperti ed ONG.
v. esortare gli Stati membri del Consiglio d'Europa che sono stati governati da regimi comunisti totalitari:
a. a provvedere a istituire comitati composti da esperti indipendenti incaricati di raccogliere ed analizzare informazioni sulle violazioni dei diritti dell'uomo commesse sotto il regime comunista totalitario a livello nazionale in attesa di collaborare strettamente con un comitato di esperti del Consiglio d'Europa;
b. a rivedere la legislazione nazionale per renderla interamente conforme alla raccomandazione (2000) 13 del Comitato dei ministri su una politica europea di comunicazione degli archivi;
c. a lanciare una campagna nazionale di sensibilizzazione ai crimini commessi in nome dell'ideologia comunista, includendo la revisione dei manuali scolastici e l'introduzione di un giorno commemorativo per le vittime del comunismo e l'apertura di musei;
d. ad incoraggiare le Comunità locali a stabilire monumenti commemorativi che rendono omaggio alle vittime dei regimi comunisti totalitari.

III. Motivazione

I. Introduzione
1. La caduta dei regimi comunisti dell'Europa centrale ed orientale, all'inizio degli anni '90, ha aperto numerose discussioni sulla valutazione politica e giuridica degli atti e dei crimini commessi in nome dell'ideologia comunista. La responsabilità degli autori di questi atti e le eventuali prosecuzioni contro di loro, sono ormai temi pubblicamente trattati. In tutti i paesi in passato comunisti, dibattiti hanno avuto luogo a questo riguardo sul piano nazionale e molti hanno adottato leggi specifiche sulla "decomunistizzazione" e/o la depurazione.
2. In tutti i paesi interessati, questo aspetto è stato considerato come uno degli elementi di un processo più ampio di smantellamento del sistema precedentemente in funzione e del passaggio alla democrazia. Era percepito come una questione di ordine interno e gli orientamenti dati dalla Comunità internazionale, ed in particolare da parte del Consiglio d'Europa, erano centrati sulla prevenzione di eventuali violazioni dei diritti dell'uomo.
3. In questo spirito, due relazioni dell'assemblea parlamentare sulle misure di smantellamento dei regimi totalitari comunisti sono state elaborate da M. Espersen e M. Severin per conto della commissione delle questioni giuridiche e dei diritti dell'uomo, rispettivamente nel 1995 e 1996. Il primo è stato rinviato alla Commissione dopo un dibattito all'Assemblea, il secondo ha condotto all'adozione della risoluzione 1096.1996).
4. Tuttavia, il Consiglio d'Europa, come altre organizzazioni intergovernative internazionali, non ha finora iniziato una valutazione generale dei regimi comunisti, esaminato seriamente i crimini commessi nel loro nome né li ha condannati pubblicamente. Per quanto difficile sia capire perché, non ci sono stati dibattiti seri, approfonditi, sull'ideologia che è stata all'origine di un terrore generalizzato, di violazioni massicce dei diritti dell'uomo, della morte di milioni di persone e che ha disciplinato la sorte di nazioni intere. Mentre il nazismo, un altro regime totalitario del 20° secolo, oggetto di indagini, è stato condannato a livello internazionale, gli autori dei crimini sono stati giudicati, crimini simili commessi in nome del comunismo non sono mai stati oggetto né di indagini né di alcuna condanna internazionale.
5. L'assenza di condanna internazionale può spiegarsi in parte con l'esistenza di paesi i cui governi continuano ad aderire all'ideologia comunista. Il desiderio di mantenere buone relazioni con alcuni di loro può dissuadere alcuni attori politici dal trattare questo argomento difficile. Inoltre, molte personalità politiche ancora in attività hanno sostenuto, in un modo o in un altro, i regimi comunisti. Per ragioni ovvie, preferiscono che la questione della responsabilità non sia trattata. Esistono, in molti paesi europei, partiti comunisti che non hanno formalmente condannato i crimini del comunismo. Infine, e questo punto non è il meno importante, elementi dell'ideologia comunista, come l'uguaglianza o la giustizia sociale, continuano a sedurre numerosi membri della classe politica, che temono che la condanna dei crimini del comunismo sia assimilata ad una condanna dell'ideologia comunista.
6. Il vostro relatore tuttavia è convinto della necessità urgente di un dibattito pubblico sui crimini del comunismo e della loro condanna a livello internazionale. Questo dibattito e questa condanna dovrebbero intervenire senza più ritardi, per molte ragioni. Innanzitutto, per quanto riguarda la percezione nel pubblico, dovrebbe essere chiaro che tutti i crimini, anche quelli commessi in nome di un'ideologia che raccomanda gli ideali più rispettabili come l'uguaglianza e la giustizia, sono da condannare, e che questo principio non ammette alcuna eccezione. Questo aspetto è particolarmente importante per le giovani generazioni che non hanno un'esperienza personale dei regimi comunisti. Una posizione chiara della Comunità internazionale su questo passato potrebbe fungere loro da riferimento per la loro azione futura.
7. Sembrerebbe che un tipo di nostalgia del comunismo sia ancora presente in alcuni paesi, di qui il pericolo che i comunisti riprendono il potere nell'uno o l'altro di questi paesi. La presente relazione dovrebbe contribuire ad una presa di coscienza generale della storia di questa ideologia.
8. D'altra parte, finché vittime dei regimi comunisti o dei membri delle loro famiglie saranno ancora in vita, non è troppo tardi per concedere loro una ricompensa morale delle loro sofferenze.
9. Ultima ragione, ma non inferiore: regimi comunisti sono ancora in vita in alcuni paesi e crimini sono ancora commessi in nome del comunismo. Ai miei occhi, il Consiglio d'Europa, Organizzazione che comprende i diritti dell'uomo, non il diritto di restare indifferente e calmo anche se questi paesi non appaiono fra i suoi membri. La condanna internazionale rafforzerà le argomentazioni e la credibilità dell'opposizione interna in questi paesi e potrebbe contribuire ad evoluzioni positive. È il meno che l'Europa, che fu la culla dell'ideologia comunista, possa fare per questi paesi.
10. Occorre sottolineare che, in questa relazione, non è in nessun modo in questione di assegnare un compenso finanziario alle vittime dei crimini comunisti, e che la sola ricompensa auspicata è di natura morale.
11. Il 15° anniversario della caduta dei regimi comunisti in numerosi paesi offre un'occasione favorevole a tale iniziativa. Il Consiglio d'Europa è in una buona posizione per questo, visto che circa la metà degli Stati membri hanno avuto esperienza di regimi comunisti.
12. Nel quadro dell'elaborazione della presente relazione la Commissione ha organizzato un'udienza con la partecipazione di eminenti personalità le cui conoscenze approfondite in materia hanno apportato un importante contributo a questo lavoro. (Vedere il programma dell'udienza - allegato 1). Mi sono anche recato in missione d'informazione in Bulgaria (16 maggio 2005), in Lettonia (3 giugno 2005), ed in Russia (16-17 giugno 2005) (vedere in allegato i programmi delle visite - allegati 2-4). Desidero esprimere la mia gratitudine alle delegazioni parlamentari di questi paesi per l'aiuto fornito alla preparazione di queste visite.
13. Tengo a sottolineare che la presente relazione non pretende in alcun modo di tracciare una tabella completa dei crimini comunisti. La ricerca storica deve essere lasciata agli storici ed esiste già una letteratura abbondante su questo argomento di cui mi sono servito ad elaborare la presente relazione, essendo quest'ultima concepita come una valutazione politica dei crimini del comunismo.

II. Breve presentazione generica dei regimi comunisti
14. I regimi comunisti, come quelli studiati in questa relazione, si definiscono con un certo numero di caratteristiche, in particolare la sovranità di un partito unico di massa legato, almeno a parole, all'ideologia comunista. Il potere è concentrato tra le mani di un piccolo numero di dirigenti del partito, che non sono obbligati a rendere conto né di rispettare il primato del diritto
15. Il partito esercita sullo Stato un controllo tale che la delimitazione tra queste due nozioni non è netta, e questo controllo si estende, inoltre, a tutti gli aspetti della vita quotidiana della popolazione, ad un grado senza precedenti.
16. Il diritto d'associazione non esiste, il pluralismo politico è abolito e qualsiasi opposizione, come ogni tentativo d'organizzazione indipendente, sono rigorosamente represse. D'altra parte, la mobilizzazione di massa tramite il partito o delle sue organizzazioni satelliti è incoraggiata, ed a volte anche imposta.
17. Per garantire il loro dominio sulla sfera pubblica e prevenire ogni azione che sfugge al loro controllo, questi regimi sviluppano le forze di polizia ad un punto mai raggiunto, stabiliscono reti di informatori ed incoraggiano la delazione. L'ampiezza delle formazioni di polizia ed il numero di informatori segreti hanno subito variazioni secondo le epoche ed i paesi, ma hanno sempre superato di gran lunga le cifre degli stati democratici.
18. I mezzi di comunicazione di massa sono monopolizzati e/o sorvegliati dallo Stato. Una censura rigorosa preliminare è generalmente applicata. Di conseguenza, il diritto all'informazione è violato e non esiste una stampa libera.
19. La nazionalizzazione dell'economia, caratteristica permanente del comunismo direttamente legato alla sua ideologia, impone restrizioni alla proprietà privata ed all'attività economica individuale. Pertanto, i cittadini sono più vulnerabili riguardo allo Stato che ha il monopolio dell'occupazione e rappresenta la sola fonte possibile di redditi.
20. Il sistema di potere comunista è durato oltre ottanta anni nel paese in cui è nato, la Russia ribattezzata Unione Sovietica. Negli altri paesi europei, la sua durata è stata di circa quarantacinque anni. Fuori dell'Europa i partiti comunisti sono al potere da oltre cinquanta anni in Cina, nella Corea del Nord ed in Vietnam, da oltre quaranta anni a Cuba e da trenta anni in Laos. Molti stati dell'Africa, dell’Asia e del Sudamerica, allora sotto l’influenza sovietica hanno avuto per un certo tempo dei governi comunisti.
21. Più di venti paesi, su quattro continenti, possono dire di essere stati comunisti o sotto regime comunista per un certo periodo. Oltre all'Unione sovietica ed i suoi sei satelliti europei, l'elenco comprende l'Afghanistan, l'Albania, l'Angola, il Benin, la Cambogia (Kampuchea), la Cina, il Congo, Cuba, l'Etiopia, la Corea del Nord, il Laos, la Mongolia, il Mozambico, il Vietnam, lo Yemen del Sud e la Jugoslavia.
22. Prima del 1989 il numero di persone che vivevano sotto un regime comunista toccava più di uno miliardo.
23. La loro longevità e la loro espansione geografica hanno comportato differenze e modifiche nelle pratiche di questi regimi in funzione dei paesi, delle culture e delle epoche. I regimi comunisti si sono evoluti, sotto l'effetto della loro dinamica interna o in reazione alla situazione internazionale. È difficile comparare i governi comunisti con il potere nella Russia del 1930, l'Ungheria del 1960 o la Polonia del 1980.
24. Tuttavia, nonostante questa diversità, si possono senza dubbio individuare caratteristiche comuni ai regimi comunisti storici, indipendentemente dal paese, la cultura o il periodo. Una delle più manifeste di queste caratteristiche è la violazione ovvia dei diritti dell'uomo.