duminică, 30 ianuarie 2011

Intervista al prof. Vittorio Cigoli

Professore Ordinario di Psicologia Clinica presso la Facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano. Direttore dell’Alta Scuola di Psicologia “A. Gemelli”
- Cosa si aspetta dal corso di laurea nel quale lavora? E dall’università?

Sicuramente mi aspetto che l’università sostenga la didattica e la possibilità di fare ricerca. Purtroppo il sistema accademico italiano è ricco di burocrazia, ma questo riguarda l’università italiana in generale. Direi che noi docenti siamo qui soprattutto per fare ricerca. Non siamo professori di liceo, le funzioni sono diverse. Inoltre esistiamo come università in quanto abbiamo programmi internazionali di valore. La Cattolica pone grande attenzione a questo aspetto, facendo buoni investimenti.
Psicologia è una facoltà di prestigio, tra le migliori in ambito non solo italiano, ma internazionale. Si è investito molto in ambito di didattica, secondo una triplice direttiva: la creazione di gruppi di lavoro e laboratori di ricerca per studenti; l’esistenza di lauree magistrali valide; l’istituzione di ben nove master di secondo livello. Del resto, la facoltà di Psicologia della Cattolica ha un’antica e celebre tradizione: padre Agostino Gemelli fu il primo psicologo d’Italia.

- Riesce ad individuare due cose negative e due cose positive dell’università nella quale lavora?

Come accennato prima, aspetti positivi dell’Università Cattolica sono sicuramente il sostegno alla ricerca e i buoni rapporti internazionali. Un ulteriore aspetto è costituito dall’investimento nelle sedi: in particolare la facoltà di Psicologia, con la creazione di una nuova sede e di laboratori in cui gli studenti possano applicare le proprie conoscenze, è da ritenersi all’avanguardia rispetto a tante altre realtà. Trovo difficoltà ad indicare aspetti negativi ascrivibili alla mia università in quanto tale. Sicuramente, l’eccesso di impegni amministrativi dei docenti, spesso impegnati in operazioni come quella di organizzazione dei crediti, che non dovrebbero competergli. Si tratta, però, di un aspetto negativo dettato dall’alto, di cui l’Università Cattolica non ha specifiche colpe. Non vedo altre negatività, anche il rapporto con i colleghi è buono.

- Ci dica almeno tre fattori che dovrebbero caratterizzare, a suo avviso, l’università ideale.

Per cominciare, la valorizzazione, oggi scadente, del corpo docente. Attualmente gli stipendi sono risibili se confrontati con quelli di altri paesi europei; vi sarebbe bisogno di un riconoscimento adeguato del nostro ruolo anche dal punto di vista economico.
In secondo luogo, è fondamentale insistere sugli investimenti per la ricerca. Senza ricerca l’università non compie appieno il proprio ruolo.
Infine, è necessario investire su reti internazionali. In particolare, bisogna attuare la possibilità di ricerca all’estero e lo scambio di esperienze didattiche.

- Cosa suggerirebbe ad uno studente che sta iniziando l’università?

Posso riferirmi alla facoltà di Psicologia, nella quale lavoro. Prima di tutto, bisogna considerare la passione! I ragazzi che si iscrivono all’università devono essere consci che la situazione del mercato del lavoro in Italia è pessima; quindi consiglio vivamente di scegliere una facoltà che li appassioni, con materie che si è sicuri potranno piacere. In Italia vi sono molti psicologi. Per un buon percorso di formazione al giorno d’oggi sono necessari dieci anni di studio universitario, tra università, tirocinio e master. La soddisfazione dal punto di vista economico, purtroppo, è pari a zero. Gli psicologi devono uscire dalla clinica: il mercato clinico è saturo. V’è, invece, una domanda crescente di psicologia applicativa. Sta alle capacità dei laureati ritagliarsi nuovi spazi nel mondo del lavoro; bisogna essere creativi e mettere passione nella propria iniziativa, sfruttando possibilità diverse di lavoro, come quelle che possono venire dalle nuove tecnologie di comunicazione e da internet. La passione è fondamentale sia durante che dopo il percorso di studi.