duminică, 30 ianuarie 2011

Inchiesta sull’ONU/1: L’antisemitismo al Palazzo di vetro

Il problema dell’antisemitismo in seno alle Nazioni Unite è vecchio quasi quanto l’Organizzazione: tanti sono gli episodi in cui l’ONU ha mostrato tutta la sua incapacità di difesa o, addirittura, una precisa volontà di attacco nei confronti del popolo ebraico.
Già nel 1948 l’ONU non si adoperò per difendere la propria risoluzione su Israele e su Gerusalemme, per giungere poi a riconoscere de facto il diritto al terrorismo.
Quando, nel 1967, il dittatore egiziano Gamal Abdel Nasser, che non nascondeva «l’obiettivo di distruggere Israele», chiese all’ONU di ritirare i Caschi blu presenti nell’area, ottenne subito ciò che voleva, nonostante avesse già schierato 80 mila uomini e 550 carri armati al confine con lo Stato ebraico.
Nel 1975 il dittatore razzista e assassino dell’Uganda, Idi Amin Dada, tra gli applausi degli ambasciatori presenti, chiese l’espulsione di Israele dall’ONU e lo «sterminio» dello Stato ebraico. Quel giorno l’Assemblea Generale approvò la risoluzione passata alla storia con il nome «Il sionismo è razzismo».
Un comunicato a seguito della conferenza delle Nazioni Unite a Caracas, diffuso dal Dipartimento dell’Informazione Pubblica delle Nazioni Unite il 14 Dicembre 2005, titola: «Una soluzione a due stati del conflitto Israelo-Palestinese non è più praticabile».
A completare il quadro, le recenti dichiarazioni del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, che nell’ottobre 2005 ha invocato la distruzione di Israele e la sua cancellazione dalla mappa geografica. Il giorno successivo a queste dichiarazioni, il ministro degli Esteri Silvan Shalom ha richiesto una riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza. In quell’incontro, tutti i 15 membri hanno condannato le affermazioni di Ahmadinejad, mentre Kofi Annan si è detto costernato per i commenti e ha ribadito gli obblighi dell’Iran e il diritto all’esistenza di Israele. Ciò nonostante, Ahmadinejad ha riaffermato la sua posizione il 28 ottobre 2005, augurando «morte a Israele e all’America». Questo atteggiamento, unito ai propositi di riarmo nucleare, pone una seria sfida per le Nazioni Unite, che tutti sperano possa essere risolta per vie diplomatiche.
L’ONU nacque in un momento di straordinaria moral clarity, in cui i fondatori seppero distinguere “senza se e senza ma” tra l’aggressione dei nazifascisti e il proprio ruolo di liberatori. L’obiettivo attuale deve essere ritrovare quella chiarezza morale, evitando di incorrere in pericolosi quanto antistorici negazionismi. L’Europa ha un grande compito a tal proposito, e deve riuscire a parlare con una voce sola contro le falsità e il terrorismo, in difesa della democrazia. Israele ha diritto ad esistere, e gli ebrei a ricevere scuse.